Iniziative

Speciale Eduardo: un ricordo di Dario Fo

 

 

Il canale web di Radio Rai, WR6, che si occupa della diffusione e valorizzazione dei materiali sonori degli Archivi dell’Audioteca Rai, dedicherà, a partire da lunedì 26 maggio alle 12.00 e in replica alle 22.00, uno Speciale in dieci puntate a Eduardo De Filippo, in occasione del trentennale della sua scomparsa.

10° puntataGli ultimi anni e un ricordo di Dario Fo (ospiti Ferruccio Marotti e Dario Fo), mercoledì 11 giugno alle ore 12.00 e alle 22.00

Per collegarsi al sito web di Radio Rai e ascoltare le puntate: www.wr6.rai.it

 

Attraverso le testimonianze del figlio Luca, di studiosi, critici teatrali, docenti universitari, attori che hanno lavorato con lui o registi che hanno messo in scena le sue commedie, lo Speciale, curato da Silvana Matarazzo, tenterà di ricostruire la parabola artistica di un grande uomo di teatro, che ha dedicato tutta la sua vita al palcoscenico.

I ricordi e le interviste saranno intersecati da brani di commedie scritte dall’autore partenopeo, alcune delle quali realizzate appositamente per la radio, e da brevi dichiarazioni rilasciate da Eduardo ai GR, nonché dagli stralci delle registrazioni effettuate al Teatro Ateneo della Sapienza di Roma durante il corso di drammaturgia che egli tenne nei primi anni Ottanta, organizzato da Ferruccio Marotti.

Entrare nell’universo eduardiano significa ripercorrere un secolo di storia italiana, attraversare due guerre, cogliere i mutamenti di costume, gusti, tendenze, sempre registrati con passione e lucidità dal drammaturgo. L’osservazione, a tratti spietata, della realtà e l’indagine sulla nostra esistenza sono i motivi cardine della sua poetica, in cui il comico si mescola al tragico, in un continuo alternarsi di contrasti, di antinomie, che riflettono la sua visione al contempo disincantata e compassionevole della condizione umana. D’altronde il modo con cui Eduardo tratteggia i suoi personaggi si basa su un connubio indissolubile di amarezza e fiducia, sempre sorretto da un alto senso di moralità e di rigore. Forse proprio il rigore è la parola chiave per capire l’essenza del suo lavoro e della sua stessa personalità. Molto spesso, infatti, l’intransigenza e la disciplina di Eduardo sono state scambiate per un eccesso di rigidità, di “cattiveria” quasi, ma esse derivavano in realtà dall’enorme rispetto per il proprio lavoro e per il pubblico che lo induceva a pretendere sempre il massimo da se stesso e dalle persone che collaboravano con lui.

Eduardo ha incarnato ed espresso la visione di un teatro di alto profilo culturale ma capace di rivolgersi al grande pubblico, un teatro rigoroso e accessibile al tempo stesso, essenziale, con un forte senso del ritmo, dei tempi, in cui le parole avessero la stessa importanza dei silenzi, delle pause, di cui lui è stato un interprete magistrale.

Le voci che abbiamo raccolto ci aiutano a decifrare l’ordito e la complessità del mondo eduardiano. Oltre a quella del figlio Luca, ci sono le testimonianze del critico Maurizio Giammusso, che a Eduardo ha dedicato una poderosa monografia, del giornalista e scrittore Italo Moscati, autore de “Il cattivo Eduardo”, degli studiosi Franca Angelini, Ferruccio Marotti e Antonella Ottai, di Giulio Baffi, che ha diretto per molti anni a Napoli lo storico Teatro San Ferdinando, acquistato dall’autore e attore per dare una casa agli artisti della sua città, dall’antropologo Marino Niola, degli attori Antonio Casagrande, Isa Danieli, Sergio Solli e Fausto Russo Alesi, dei registi Eugenio Monti Colla, Marco Sciaccaluga e Francesco Rosi, che ha messo in scena ben tre opere di Eduardo. Non potevano mancare la voce del drammaturgo e attore Enzo Moscato, con un suo originale tributo a Eduardo, e la testimonianza di Toni Servillo, premiatissimo regista di due opere eduardiane, che avevamo già intervistato per la messa in scena di “Sabato, domenica e lunedì”.

Chiude il nostro omaggio a uno dei più grandi commediografi e artisti del Novecento un altro grande uomo di teatro, Dario Fo, che è stato a lungo amico di Eduardo e che gli ha dedicato un ultimo saluto, il giorno dei suoi funerali, pieno di emozione e di gratitudine.

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Dario Fo con la CASA DE NIALTRI (Ancona - 4 Febbraio 2014)

 Qualche giorno fa alcuni amici marchigiani mi hanno informato di un avvenimento sconvolgente che sta avendo luogo nella città di Ancona: il sindaco della giunta PD, l’Avvocato Valeria Mancinelli, dopo aver manifestato profonda ostilità verso l’occupazione – totalmente, assolutamente pacifica – di un’ex scuola materna inutilizzata da anni da parte di una sessantina di immigrati e anconetani senza casa, senza lavoro e senza speranza alcuna, sembra ora non più escludere – molte sue parole lo fanno intuire - di ricorrere allo sgombero. Evento che mai vorremmo accadesse.
 In questi giorni mi sono documentato ampiamente su questo fatto e ho scoperto che lo spazio autogestito è allo stato attuale un ottimo esempio di convivenza fra diverse culture. Asiatici, africani e persone dell’Est Europa, assieme a degli anconetani poveri, al loro arrivo hanno infatti ripulito l’intera struttura dalla sporcizia e dalle siringhe, con l’aiuto dei molti cittadini che hanno portato loro cibo, coperte, vestiario e per ultimo anche una cucina; ad oggi i vari gruppi si sono organizzati con dei turni e sono già stati istituiti dei corsi di italiano che partiranno a breve.
 Ma il sindaco della giunta targata PD, dopo un braccio di ferro ormai lungo, chiede continuamente agli occupanti – ripeto, pacifici - di sgomberare la struttura per assegnarla ad altri scopi, struttura che potrebbe poi finire fra gli immobili messi in vendita dal Comune.
 Questa richiesta pressante, rivolta agli immigrati, ai senza casa e senza lavoro, di sgomberare, da parte dell’Avvocato Mancinelli, ha tutta l’aria di una scelta dura messa in atto nei confronti degli ultimi, dei disperati e di coloro che vengono in Italia a cercare lavoro e una vita migliore.
 
 Dario Fo

 

Per maggiori informazioni sulla CASA DE NIALTRI   www.facebook.com/casadenialtri


Franca Rame, "chi le ha voluto bene saprà ricordarla". Il ricordo di Dario Fo a Roma

Quando Franca Rame ci ha lasciato Dario Fo l’aveva detto: “chi gli ha voluto bene saprà ricordarla”.

L’occasione c’è stata il 19 gennaio con il convegno al Teatro Torlonia (Villa Torlonia, appunto, in via Nomentana 70, Roma) “Roma ricorda Franca Rame” organizzato dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale, dal Teatro Villa Torlonia, dalla Zètema progetto cultura, dalla sezione comunicazione e spettacolo dei tre Atenei di Roma e naturalmente dall’Archivio Franca Rame Dario Fo a otto mesi dalla scomparsa.

Proprio in questi giorni è stato in programmazione al Sistina “IN FUGA DAL SENATO”, spettacolo di Franca Rame, dove si vede Franca, in un dipinto di Fo, su una bicicletta con dei fiori sul portapacchi e nel cestino: è un’immagine che comunica Amore, Passione, Rispetto e Libertà.

Una maratona di quasi otto ore, dalla mattina alle 10.00 fino alle 17.30, per tentare di ripercorrere il lavoro artistico ma anche il vissuto di una donna straordinaria che ci ha lasciato così tanto, anche grazie alla lungimiranza con cui Franca ha conservato tutto, prima in forma cartacea e poi digitalizzando e rendendolo disponibile online fin dal 1993 all’indirizzo http://www.archivio.francarame.it/ come ci dice Marisa Pizza (Archivio Fo-Rame,Università di Roma “La Sapienza”).

Nei filmati proiettati, Jacopo Fo: ”uno dei primi ricordi che io ho è quello di mia madre, in camerino con questi enormi fogli di cartoncino che si faceva tagliare apposta da una cartiera e incollava tutti gli articoli di giornale ”, Franca Rame: “Dario non conservava niente, io conservavo tutto…”, Dario Fo:”è il luogo dove si ritrovano i testi che io avevo dato perduti.”

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L'allarme di Dario Fo: "Cappella di Giotto a rischio come il Vajont"

Il maestro: pozze nella cripta, troppe leggerezze. La replica del sindaco "reggente" Ivo Rossi: "E' il monumento più monitorato di Padova e per gli esperti è tutto ok"

La cappella degli Scrovegni come il Vajont. Ovvero «Qui si fidano dei tecnici incaricati dal Comune, non ascoltano l’allarme di studiosi molto più accreditati e intanto il rischio del disastro è vicinissimo. Proprio come è successo con il Vajont». Ci va giù pesante Dario Fo, 87 anni, Nobel per la letteratura nel ’97, travolto da sconfinata passione per gli affreschi di Giotto e da grande ansia per i rischi che corrono causa allagamenti nella cripta. Il quale Fo, il monumento Fo, ieri pomeriggio si è ritrovato in una saletta dell’hotel Milano al centro di una movimentata conferenza stampa che, rivista in gramelot, avrebbe potuto diventar materia da “Mistero buffo”.

«Mi scuso con il Comune se ho voluto informarmi». Movimentata da un appiccicoso, più che caliente, clima elettorale nel quale ognuno tirava l’allievo di Cimabue dalla propria parte, chi sventolando il baratro nel quale gli affreschi presto sprofonderanno per la miopia dell’amministrazione (ovvero Alessandro Zan, 40 anni, deputato di Sel, candidato alle primarie del centrosinistra per il sindaco); chi tranquillizzando: tutto sotto controllo (Ivo Rossi, attuale sindaco reggente, e candidato di centrosinistra). E chi, Giuliano Pisani, storico dell’arte e consigliere comunale (gruppo misto), affondando un campionario di coltelli su Zanonato prima e Rossi adesso, rei di pensare più a costruire garage a due passi dagli Scrovegni, che a proteggere gli affreschi.Per chiarire. Mercoledì Zan ha portato in Parlamento un’interrogazione perché il ciclo di affreschi giotteschi venga inserito tra i beni tutelati dall’Unesco. Ieri Dario Fo, grande conoscitore di Giotto, è arrivato a Padova: oggi alle 17 è al Geox con la trasposizione teatrale di un testo della moglie Franca Rame: “In fuga dal senato”, il racconto di due anni «nel frigorifero dei sentimenti», come lei definì Parlamento. Una telefonata al maestro, innegabile opportunismo da campagna elettorale da parte di Zan, e ieri i giornali già erano farciti di un tot di polemiche sull’argomento. Compreso Colasio a dare del rintronato a Fo. Un mesto scivolone da parte dell’assessore alla Cultura di Padova. Risultato, ieri, Fo con a fianco Zan, Pisani e Sergio Costa e altri supporter dalla lunga militanza in difesa di Giotto, hanno ricevuto i giornalisti. «Non mi sento una persona civile se vengo qui e non mi occupo di un monumento unico, che deve rimanere visibile. E mi scuso con i dirigenti del Comune se mi sono informato (ironico, va da sé), se appunto perché so bene com’è la situazione, mi vengono in mente i grandi disastri della storia. Sono stato sollecitato ad occuparmene da molti, e non da baluba ma da studiosi molto accreditati», attacca il maestro.

Il maestro si scalda, il vicesindaco abbozza. La saletta è un assiepamento di giornalisti, tivù, fotografi, gran caldo e anche Fo comincia a scaldarsi. Ed ecco che arriva Ivo Rossi. Il quale non era invitato, ma tenerlo lontano dai riflettori non è impresa di questo mondo. «Buongiorno maestro. Sono venuto a stringerle la mano»: se Rossi pensa di cavarsela così, sbaglia. «Perché non siete venuti al convegno a Firenze su Giotto con i massimi esperti in restauro e studiosi?», parte in quarta Fo. «Ma anche noi abbiamo i migliori». «No». E Rossi: «Beh, io mi fermo qui, diventa una faccenda politica...». Fo: «No, io non sostengo nessuno e mi fa orrore buttarla in politica». E Rossi: «No, non buttiamo Giotto in politica, ma io qui non vedo persone votate a distruggere gli affreschi...». Vabbè. Rossi glissa e invita il maestro a piantare un albero in via Pio X, strada dei Nobel ma la cosa si farà la prossima volta sia perché Fo è impegnato, sia perché manca l’albero da piantare. Stretta di mano e Rossi si lancia in un altro invito: «al convegno su Giotto che faremo in marzo»; «Vengo se sarò vivo e se invitate anche gli esperti di Firenze», non molla Fo, «bisogna andare oltre la consuetudine nella tutela perché dopo, quando succede il papocchio, è troppo tardi». Rossi: «Gli esperti dicono che non c’è risalita di umidità». Il maestro: «Eccome se si vede, ci sono le pozze nella cripta, anche 60 centimetri di acqua». È il momento di tagliare Giotto e anche l’angolo, e il sindaco reggente con aplomb se ne va. Sorride, è probabile che potendo spennerebbe una a una le ali degli angeli giotteschi che tutta ’sta grana d’immagine che gli stanno procurando. Ma sorride. E con eleganza, se ne va.

La nota di Rossi in serata: «Monumento monitorato». In serata arriva una nota da Rossi: «La Cappella di Giotto è il monumento più monitorato d'Italia: il microclima interno è regolato per mantenere i migliori parametri di umidità relativa e temperatura. Il monitoraggio è oggetto delle costanti attenzioni di una commissione apposita della quale fa parte anche l'istituto centrale del restauro, del ministero dei Beni culturali e sovrintendenze unitamente ai tecnici del Comune. Da quando è diventata proprietà del Comune, alla fine dell'800, è nota la presenza di acqua all'interno della cripta. Presenza accertata e considerata preliminarmente anche in occasione dei restauri fatti sotto la guida del professor Basile. Nessuno ha mai minimizzato. Il convegno internazionale a marzo è la dimostrazione dell'attenzione che riponiamo verso questo straordinario patrimonio. Mi auguro che gli esperti invitati sapranno mettere quel punto fermo che è proprio solo del criterio scientifico nell'esprimere giudizi. D'altra parte nella città di Galileo questo è l'unico metodo che conosciamo». Ma nuvoloni si addensano su quel convegno: Pisani sostiene che è incentrato più su storia e arte che su salvaguardia, della quale parleranno quasi solo i membri della commissione. Quindi nessun confronto. Zan, in elegante silenzio durante tutta ll’animata performance, si impegna a dargli man forte.

 

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Padova - 12 gennaio 2014

  Articolo di Alberta Pierobon

  mattinopadova.gelocal.it

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ROMA RICORDA FRANCA RAME: incontro con Dario Fo al Teatro Villa Torlonia

 

Domenica 19 gennaio dalle 10.00 alle 17.30

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti dipsonibili

Manifestazione, promossa dal settore Discipline dello Spettacolo dei tre Atenei romani.

La finalità dell’incontro è quella di ricordare e far conoscere la vita e l’opera di Franca Rame: dall’attività teatrale all’impegno sociale, esplorando uno spaccato della vita italiana, dagli anni sessanta ad oggi.

Saranno presentati filmati, documenti, testimonianze, con il coinvolgimento degli artisti che da anni seguono i corsi teatrali organizzati da Franca Rame e Dario Fo.

Programma della manifestazione:

Mattina

Ore 9.30

Iscrizione studenti

Ore 10.00

Apertura dei lavori e saluti

Ore 10.30-12.00

Fra le carte e i filmati di archivio

Ore 12.00-13.00

Franca Rame si racconta in un’intervista con Eugenio Barba

A colloquio con Carla Tatò: dentro il teatro negli anni Settanta

Ore 13.00-14.00

Libera partecipazione alla proiezione di Sesso? Grazie, tanto per gradire! di Franca Rame

Pomeriggio

Ore 14.00-15.00

Tavola rotonda: L’eco internazionale dell’opera Fo-Rame

Ore 15.00-17.30

Saluti

Testimonianze di una vita fra arte e politica

Dario Fo presenta In fuga dal Senato di Franca Rame

 

Per  maggiori informazioni 060608

 www.casadeiteatri.roma.it

 


Dottorato di Ricerca alla memoria in Musica e spettacolo a Franca Rame

 

Martedì 21 gennaio alle ore 11.00,

presso l’Aula Magna del palazzo del Rettorato,

ci sarà il conferimento del Dottorato di Ricerca alla memoria in Musica e spettacolo a Franca Rame.

 

Il programma prevede:

- Prolusione del Magnifico Rettore Luigi Frati

- Allocuzione del Direttore del Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo Marina Righetti

- Elogio di Franca Rame a cura del Vicecoordinatore del Dottorato di Musica e spettacolo Silvia Carandini

- Ringraziamenti Dario Fo

Al termine della cerimonia seguirà l’Inaugurazione della Sapienza Digital Library e la presentazione dell’Archivio Fo-Rame con interventi di:

- Tiziana Catarci, Prorettore alle Infrastrutture e le tecnologie

- Maria Guercio, Centro DigiLab

- Giovanni Solimine, Presidente del Sistema Bibliotecario della Sapienza

 

Per iscriversi alla cerimonia occorre registrarsi compilando entro venerdì 17 gennaio il form d'iscrizione (clicca qui)