Dario Fo ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo su La7
Intervista andata in onda il 05/10/2013
Intervista andata in onda il 05/10/2013
"Scusate ma noi italici abbiamo altro a cui pensare". Così il premio Nobel per la Letteratura Dario Fo ritraeva Lampedusa nel 2012.
Un quadro che impressiona perché sembra ritrarre la tragedia dell'altra notte.
Il premio Nobel a Imola ha ricordato Franca Rame in una serata contro la violenza sulle donne. "Immagino quanto avremmo parlato anche di quello che sta succedendo in Italia". Video di David Marceddu
Leggi qui l'articolo di Davide Turrini: www.ilfattoquotidiano.it
Articolo di Elisabetta Ambrosi pubblicato su Il Fatto Quotidiano
UNA COMMEMORAZIONE DI CINQUE MINUTI IN AULA CON I PARENTI (IL PREMIO NOBEL E IL FIGLIO JACOPO) IN PICCIONAIA: “ASSURDO”
Seduto in piccionaia, come un estraneo, un giornalista straniero, uno qualunque. Così avrebbe dovuto assistere Dario Fo alla commemorazione di Franca Rame prevista per mercoledì prossimo in Senato. Tempo previsto per il rito: cinque minuti secchi, senza che a lui, premio Nobel e compagno di una vita, fosse permesso di dire una sola parola di ricordo. Per questo, né Dario Fo, che si dice “sgomento e offeso”, né suo figlio Jacopo, saranno seduti lassù, per assistere ad una celebrazione in cui “qualcuno si prenderà la briga di prendere la parola giusto per ricordare che Franca Rame è stata due anni senatrice”.
Dario Fo, cos’è successo?
Col pretesto delle consuetudini, che diventano regole assolute, hanno deciso di ricordare Franca in pochi minuti. Una persona che non è mai stata una donna comoda, ha sempre contestato la superficialità e la tendenza a rimandare ogni riforma e legge fondamentale, come per esempio il conflitto di interessi. Franca non è una donna che è arrivata alla politica per caso, ha fatto politica fin da ragazza, da quando aveva vent’anni. Dalle lotte nelle fabbriche in occupazione al “soccorso rosso” – quando grazie a lei decine di avvocati si prestarono per difendere i ragazzi del movimento studentesco in galera e gli operai arrestati – agli interventi contro le condanne dei malati di Aids imprigionati per droga. Ha assistito per anni i malati terminali, ha fatto battaglie sulle morti bianche, gli emigrati trattati come criminali, la morte dei soldati contaminati dall’uranio impoverito. E, mi faccia aggiungere, è stata la sola che ha dato le dimissioni dal Senato senza preoccuparsi di ottenere la pensione come avrebbero fatto tutti, in modo sconcio.
Eppure tutto ciò andrà detto in cinque minuti.
Ecco. Una persona che ha dato la vita per quelle che si chiamano battaglie culturali, morali, contro l’egemonia dei ladri di regime, contro la miseria intellettuale, la si ricorda così. E io non avrei potuto parlare. “Non è nell’uso”, mi hanno detto i vari tirapiedi incaricati che mi hanno chiamato al telefono. Ma forse, al di là della consuetudine, dietro questa decisione c’è un’altra ragione.
Quale?
Franca uscirà in ottobre con un libro che si chiama proprio Fuga dal Senato (Chiarelettere, ndr), a mio avviso hanno messo le mani avanti, e hanno deciso di celebrarla prima. Perché in queste pagine attacca il Senato e ha espressioni piuttosto dure con gli eletti, oltre a dire la verità su cose che sono state sempre taciute: dal problema della guerra a quello dello sfruttamento del gioco d’azzardo, all’uranio impoverito e tutte le truffalderie dei personaggi che hanno cambiato casacca. Cose delicate, appunto, ma ben documentate. Un libro tosto, e anche spiritoso.
Il giorno prima di Franca sarà commemorato Giulio Andreotti. Che effetto le fa?
Non lo sapevo. Bene, faranno in modo che siano tutte dello stesso peso, anche se sarà difficile che possano parlare cinque minuti di Andreotti. Comunque si commemora Franca insieme a uno che è stato processato per i suoi rapporti con la mafia, il responsabile della condanna a morte di Moro. Con lo stesso rito. Tutto ciò è allucinante. La violenza nei nostri riguardi è stata estrema – basta ricordare quella subita da Franca dal commando delle cosiddette “forze deviate”, una base di carabinieri – e continua anche ora, dopo la sua scomparsa.
Quest’autunno ci saranno altre commemorazioni di Franca più degne.
All’estero e in Italia l’hanno ricordata in modo altamente civile e pieno di ammirazione, di rispetto. È impressionante la quantità di compagnie che hanno deciso di mettere in scena i suoi monologhi, ogni giorno ne ricevo notizia dal mio ufficio. Io sono qui a Milano, dove lunedì ci sarà, al Palazzo Reale, la proiezione del film con la ripresa dell’ultimo lavoro che abbiamo recitato insieme, Picasso Desnudo, un anno fa, al Teatro Dal Verme. Il nostro ultimo spettacolo, quando metà del pubblico rimase fuori. No, non posso lamentarmi dell’atteggiamento dei colleghi e della partecipazione della gente. Il comportamento dei politici, invece, lo do per scontato. Mi sento offeso, è il minimo che possa dire.
“Avrei certamente rifiutato la mia candidatura a senatore a vita e il motivo è semplice: non potrei tornare a vivere le angherie, le furberie, i trucchi e tutto quello che è indegno quando si pensa alla politica e che ha vissuto nella sua esperienza Franca”. Così il premio Nobel Dario Fo ha risposto dal palco della Versiliana dove si sta svolgendo la tre giorni di festa del Fatto Quotidiano, in merito al post pubblicato questa mattina da Beppe Grillo che ha chiesto “perché non è stato candidato Dario Fo come senatore a vita?”.
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Il Premio Nobel che si è speso per un avvicinamento tra Pd e M5S e che ha lanciato un appello per Rodotà presidente della Repubblica, commenta amaro l'accordo tra Bersani e Berlusconi sul nome di Franco Marini. Garantirà un salvacondotto sulla giustizia al Cavaliere e un posto al segretario. Ma non servirà all'Italia. E il partito è distrutto. Intervista di Giulia Santerini...
Fo mette in guardia il M5s. E sui saggi è con Renzi: «Gioco della truffa».
Dario Fo non molla. E difende il Movimento 5 stelle a spada tratta. Anche perché è proprio una spada di Damocle, quella che secondo il premio Nobel - che fin dall'inizio ha sostenuto il M5s - pesa in questo momento sulla testa dei parlamentari di Beppe Grillo.
Il pericolo secondo l'artista non è quello di perdere consenso o essere contestati, ma cadere proprio insieme con «i responsabili che hanno causato il crollo», dice a Lettera43.it. L'unica soluzione è quindi «resistere».
«Non so cosa devono fare esattamente i grillini in questo momento», spiega, «so solo che fanno bene a rimanere sull'orlo del precipizio senza lasciarsi trascinare nel baratro».
leggi l'intervista su lettera43.it