Interviste

«Complotto Vaticano» Parola di Dario Fo...

 
   Articolo di Toni Jop del 2/11/2013
 
Il premio Nobel torna sulla «censura vaticana» a Franca Rame. «Il no dell’Auditorium non colpisce me o Franca, ma Papa Francesco. Ecco perché...».
 
Ecco Dario spumeggiante come ai vecchi tempi. Lo hanno «messo in mezzo», lo hanno chiuso all’angolo, ancora; pareva impossibile che accadesse e invece di nuovo censura. Il Paese sa che il teatro dell’Auditorium in via della Conciliazione ha ritenuto di non accettare nel suo cartellone la messa in scena tratta dal libro di Franca Rame sulla sua soffertissima esperienza parlamentare.
E che male c’è? Ciascuno è libero di scegliere come accroccare il proprio carnet, solo che i particolari della vicenda fanno di questo contrattempo decisamente livido una pochade semiseria ricca di sfumature. Il primo aspetto interessante sta nel fatto che chi ha detto di no ad un premio Nobel (che quando le cose gli vanno male riempie le platee e qualcuno resta pure fuori con tutta la buona volontà dell’organizzazione) è un’anima vaticana. Sta lì, Oltretevere, il potere sulla sala e sul cartellone.
Quindi, a rigor di storia, chi in teoria avrebbe detto «no» a Dario è Santa Madre Chiesa: e scusate se è poco. Secondo: Dario è (e qui andiamo d’accordo) uno dei più sfegatati fan di Papa Francesco, il titolare numero uno del Vaticano. Terzo: la stessa sala che lo ha respinto ora, un anno fa ha volentieri messo in cartellone quella meraviglia stagionatissima di Mistero Buffo che ha fatto scoppiare i botteghini. Quarto: Dario è un mattacchione impenitente, non sta mai fermo, non sa cosa sia la rassegnazione e trova sempre una via d’uscita, vitale, irridente, scrosciante.
Eccovelo, fresco fresco, che pare un ragazzino senza freni e senza malinconie, con una teoria tra le mani, un movente, un colpevole, una trama che spedisce Dan Brown a fare il contadino. (Dario è nello studio, sta dipingendo, poi spieghiamo).
Lo vedi? Sei di nuovo all’indice. Mi giro dall’altra parte e me ne combini una che peggio non si può. Cos’hai fatto per meritarti il cartellino rosso dal Vaticano?
«Io lo so, lo so. Qui c’è una questione di geometria del potere che salta clamorosamente; io, in questa trama, sono solo il pretesto, un banale catalizzatore...».
Ci salvi il cielo, quando dici così stai per sparare, Django Fo...
«Dunque, ascolta: quel testo di Franca non poteva rappresentare un problema per nessuno, se non per le istituzioni che stanno sputando sangue per conservare un briciolo di dignità e di autorevolezza. La Chiesa c’entra niente, Dio nemmeno: solo questione di uomini e donne e dei loro edifici di civiltà. Paura di che? Di me, forse, che ho raccontato Cristo con la dolcezza innamorata di un vangelo laico proprio in Mistero Buffo? No, caro. Non regge, c’è sotto qualcosa..».
Fermati: a quanto pare, il Vaticano ha detto di non aver saputo nulla di questa storia, evidentemente smaltita - secondo questa visione - da un gestore non porporato che le sue vibrazioni se le sarebbe tenute per sé...
«Forse sì e forse no. Ma il risultato non cambia: eccomi fuori con piena soddisfazione porporata, come vedi. Sono i fatti che contano. E i conti, nel mio bilancio, tornano...».
Va bene, allora illumina l’oscurità dei nostri sguardi...
«Il centro è il Papa. Papa Francesco. Un grandissimo uomo, una risorsa meravigliosa, una intelligenza vivida, un coraggio da leone e non so che altro aggiungere a quel che ho detto, non da solo, di lui e del ruolo che sta svolgendo nel mondo e anche dentro il Vaticano. È lui il bersaglio, ecco, di questa storia...»
Audace, ma torna ai fatti...
«Giusto, i fatti. Cosa produce questa piccola ma fastidiosa crisi agli interpreti della vicenda? Vuoi sapere cosa accade a me, cosa mi viene meno? Nulla, tranne la sgradevolezza di una censura abbastanza stupida e difficilmente giustificabile anche nell’ottica di una visione vaticana delle cose. Anzi: mi hanno fatto una pubblicità enorme e non pagabile. Tanto che ho pensato di ritirare tutte le manchette previste sui giornali, a che mi servono? Ora questo lavoro di Franca e mio veleggia da solo, grazie a questo “no”. Appena ricevuto lo sfratto, mi ha telefonato il direttore del teatro Sistina di Roma e mi ha offerto la sala per il giorno dopo quello previsto per il debutto. E altri dieci teatri, uno dietro l’altro, si sono fatti avanti. Ho ricevuto proprio un gran regalo, non so come sdebitarmi. Io sono a posto, allora, vero? Ma per la prima volta da quando Francesco si è seduto sul seggio papale, ecco una notizia che vela, o pretende di farlo, il clima di umanissima, rivoluzionaria comprensione che proprio Francesco ha irradiato sulla Chiesa. Vero o falso?».
Vuoi dire che hanno colpito te per colpire Papa Francesco?
«Nessun altro quadro mi garantisce che tutte le tessere del modesto mosaico vadano al loro posto, in pace, senza incongruenze. Francesco è l’uomo che sta mettendo sotto-sopra i vecchi ordini del Vaticano, i suoi comportamenti, la sua linea strategica, i suoi valori testimoniati nel rito e nella quotidianità. Te l’ho detto: questo è l’uomo per il quale il denaro è lo sterco del diavolo, il capitalismo irresponsabile è un male; sostiene che gli uomini della Chiesa non sono santi, che non rappresentano Dio, ha fatto saltare il banco dello Ior. Questo papa sta mettendo alla gogna una storia quasi fondativa del potere temporale e persino morale della Chiesa, sta attaccando e demolendo centri di potere visibili e non visibili, come si fa a non riconoscere in tutto ciò una potente rivoluzione?».
Ok, hai messo a fuoco il bersaglio, ma stai disegnando uno scenario grandioso, qualcuno sosterrà che ti piacciono i fondali gotici...
«Che dicano: il ruolo di Papa Francesco è grandioso. E il Vaticano raramente si è distinto per gentilezza d’animo, di propositi e soluzioni. Vedi quel che è accaduto a Papa Luciani, Giovanni Paolo primo. Anche lui aveva iniziato a mettere in discussione alcuni capisaldi di un potere millenario e gli è andata male, molto male: c’è qualcuno che in cuor suo non abbia pensato “ecco, lo hanno ammazzato” quando fu trovato senza vita dopo una tisana serale? Questo Papa è andato a Lampedusa e di quella vergogna in cui hanno smistato i residui umani di una immensa strage ha detto cose che nemmeno la politica più attenta e radicale ha mai avuto il coraggio di dire. Avrà nemici in Vaticano, oppure son tutti contenti e gli vanno appresso senza fiatare, senza resistere, senza mettergli i bastoni tra le ruote mentre lui gli porta via le auto di lusso, i ristoranti, le collane d’oro, le parole infingarde, un’aura di santità fatta col neon?».
Accidenti, dovevi fare il commissario. Quindi, sei capitato nel bel mezzo di un complotto internazionale?
« Senza merito, ma sì, è così, penso così. Adesso, un bel po’ di gente è autorizzata a ritenere che la magnifica onda di Francesco si sia fermata in quella sala dell’Auditorium dove è rinata la censura più odiosa ai danni di un artista - modestamente io - che si è mosso con largo anticipo proprio lungo la traiettoria critica nei confronti del Vaticano seguita da Papa Francesco; e, di più, spolverando la originale bellezza del messaggio cristiano, la sua carica rivoluzionaria portata avanti coi cannoni dell’amore e della comprensione».
Non siam degni, ma accettiamo. Che stai dipingendo?
«Un grande quadro. È la scena della scuola Diaz di Genova, violentata da decine di poliziotti che irrompono nella notte di anni fa durante il G8 in un grande dormitorio di ragazzi pacifici e democratici presi a calci e pugni mentre dormivano. Oggi sono a Genova per uno spettacolo che racconta proprio questo. Il quadro lo regalo ai “figli” di Don Gallo, loro lo venderanno e a qualcosa servirà il denaro così ricavato».
 
Fonte:  www.unita.it


RAI SPORT1: DARIO FO RICORDA BEPPE VIOLA A POMERIGGIO DA CAMPIONI

“Pomeriggio da Campioni”, il nuovo contenitore di RaiSport 1 (canale 57 DTT) in onda alle 16.30 e condotto – questa settimana – da Andrea Fusco e Monica Matano dedicherà martedì 22 ottobre, un’ampia pagina a Beppe Viola, giornalista sportivo ma anche paroliere, umorista ed attore. In collegamento da Milano interverranno il premio Nobel Dario Fo, il giornalista de “La Repubblica” Gianni Mura e l’ex arbitro Paolo Casarin. Alla loro testimonianza si aggiungerà il ricordo della figlia di Viola, Marina, autrice del libro “Mio padre è stato anche Beppe Viola”.

 

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“Il disordine è la polvere del potere”. Intervista a Dario Fo di PierLuigi Mele, RaiNews24, 20 ottobre 2013

 
E’ uscito, postumo per Chiarelettere, un libro di Franca Rame. Dario Fo porterà in scena la sua Franca attraverso le parole e aneddoti di ‘In Fuga dal Senato’, il libro a cui la Rame ha lavorato fino alla fine, e guardando all’attualità. Il libro è già in ristampa a 14 giorni dall’uscita, è il racconto della sua esperienza di senatrice e delle battaglie di una vita. ”Sarà un insieme di monologhi e dialoghi. Recitero’ con tre attori, farò dei commenti e racconterò episodi legati al libro” dice Fo che debutta il 7 novembre a Genova. Sul libro abbiamo intervistato Dario Fo, è stata l’occasione, anche, per riflettere sugli ultimi avvenimenti della politica.

Maestro Fo, a leggere il diario di Franca, “In fuga dal Senato”, sulla sua esperienza, breve ma intensa, da senatrice c’è da rimanere amareggiati sulla qualità umana dell’ambiente. Infatti scrive Franca: “In Senato non c’è traccia di amicizia e si fa fatica a ricevere un saluto”. Insomma un luogo “malato”. Stando così le cose non c’è speranza di “salvezza”?

Ma no! Franca denuncia come un gruppo di persone che si sentono “importanti”, che si danno un certo “tono” e che credono che l’essere importanti sia determinato da quei comportamenti. L’umiltà, invece, è sempre una dote eccezionale posseduta da ogni persona veramente importante e che possiede un senso straordinario dell’umano.
C’è una frase, nel libro di Franca, che mi ha colpito: “Il disordine è la polvere costante distribuita tra gli ingranaggi del potere”. …

Nel libro ci sono un sacco di intuizioni sul piano del comportamento collettivo, dell’atteggiamento della macchina del potere e soprattutto della gestione del potere, attraverso giochi bassi, molte volte presuntuosi e incredibilmente incivili.
Guardiamo ancora alla politica di oggi. Il premier Letta ha affermato, durante una intervista televisiva, “Un ventennio è finito”. Si riferiva a Berlusconi, e al berlusconismo. Per lei, invece, come stanno le cose?

Io ho scritto pochi giorni fa un articolo, sul Fatto Quotidiano, dove cercavo, con un gioco dell’assurdo, di dipingere il Cavaliere come un “Re Vichingo”. Che qui voglio riprendere, una parte, per darle il senso della metafora che ho usato per descrivere la situazione del berlusconismo. Come si sa i satrapi dei popoli del Nord al momento della fine si portavano con sé tutti i familiari e i sodali più stretti. Infatti Berlusconi è circondato da frotte di fanatici, individui che campano e stanno in vita solo grazie a lui. Egli li ha scelti, donne e uomini, spesso grazie alla loro straordinaria piaggeria, dando loro amore, stipendio, regalie e titoli. Gente che ieri era nessuno e oggi, grazie alla generosità del capo vichingo, o se preferite del satrapo, è tutto. Per lui, per salvarlo dalle grinfie di giudici famelici estremisti di sinistra, hanno giurato il falso. Si sono travestiti da allocchi pur di favorirlo. E per salvarlo sono giunti oggi a formare un governo abbracciando gli ex-comunisti, e a gestire l’esecutivo accettando compromessi che lo stesso Berlusconi dichiara inaccettabili. Tutto purché il loro padrone sia graziato. Ora, cosa può succedere a quei fedeli adulatori se all’istante il loro Salvatore decide o è costretto ad abbandonare e a sparire dalla vita politica e quindi dalla ribalta della storia? Chi si salva fra di loro? All’improvviso ecco che tutti, o quasi tutti quei senatori, deputati, sindaci, consiglieri, governatori, tutti coloro che grazie a lui hanno fatto collezione di cariche, di stipendi da nababbo, di macchine blu e di pensioni straordinarie, si ritrovano sotto il classico ponte dei barboni. Perdono tutto, sono ridotti al nulla. Ma ecco che il Cavaliere ha una idea geniale: Berlusconi ha fatto costruire, da anni ormai, un mausoleo nel quale farsi inumare al momento della sua fine. È un sacello monumentale in cui sono previsti un numero elevato di loculi dentro i quali possano trovare posto le salme di gran parte dei suoi seguaci che, morto lui, saranno disposti a tenergli compagnia nell’aldilà. Anzi, da una recente inchiesta si è scoperto che in questi ultimi anni Silvio l’Eterno ha allargato enormemente il numero di posti-tomba. E soprattutto si è venuti a conoscenza del fatto che nella parte centrale del mausoleo, quella sotterranea, è sistemato un enorme generatore di corrente elettrica. A che serve? Basta consultare un testo che Giuseppina Manin ha scritto a quattro mani con me, Il paese dei misteri buffi. Eccovi la parte che ci interessa: “Un motore diesel Ruggerini situato nel grande bunker sotterraneo con serbatoio di trenta litri di carburante assicura energia anche in mancanza di rete elettrica. Il tecnico che l’ha installato ci ha confidato: ‘Non ho capito perché lo volessero così potente. Una cosa spropositata senza senso. A meno che lui non voglia farsi ibernare’. Ibernare. Ecco qua la geniale soluzione del problema! Difatti, in tutta segretezza, nell’ultimo mese della costruzione, il Cavaliere ha fatto installare nel sotterraneo, nell’atrio del bunker, in un’ampia stanza, un vero e proprio complesso di alta tecnologia, attraverso il quale si può arrivare a ibernare esseri umani ancora vivi”. Meraviglioso! Esseri umani ancora vivi! Tutti uniti, tutti insieme come nella grande barca dei pirati del nord.
Uno scenario da incubo…Parliamo del PD. Adesso questo partito farà il Congresso. C’è qualcuno che le piace tra i leader del PD?

Non parlerei di personaggi, ma piuttosto di progetti che mi davano speranza, ma poi tutto è stato, come al solito, sotterrato. Ho visto i responsabili scantonare, cancellare la propria memoria, questo partito ha tradito una storia (quella del Pci). Si sono fidanzati con Berlusconi e adesso ci vanno a letto insieme.
Matteo Renzi le piace?

Matteo Renzi non mi piace, questo gruppo di nuovi politici è un ritrovamento straordinario fra cattolici apostolici romani. Dicevamo, una volta, non moriremo democristiani, qui puntiamo a vivere da democristiani.
Veniamo al Movimento 5 Stelle: non le sembra che stia rischiando, sempre di più, di essere una occasione perduta? 

Quello che mi spaventa è insistere su menzogne, smentite dopo poco dalla stampa, sul fatto delle loro risse. Quello che sta succedendo è una routine per un partito normale. È sicuro, siccome questo partito fa paura, che un singolo momento anche di dibattito, che dovrebbe essere simbolo di vitalità e di diversità, inquieti gli osservatori. Certo, nel folto gruppo di questi giovani politici ci sono delle personalità che cercano di esprimere se stesse, spesso creando dibattito anche feroce con i due fondatori del movimento. Ma questa contrapposizione viene vista come mancanza di democrazia, addirittura come fascismo, è lì che non si capisce il nesso.
Lei e Franca vi siete sempre battuti per gli ultimi. Sono note le vostre posizioni sugli immigrati. Ha parlato con Grillo dopo che si è espresso contro l’abolizione del reato di clandestinità?

La clandestinità, così come viene percepita, cercando di creare la paura, il terrore, “arrivano i barbari, ci portano via tutto, ci portano via il lavoro”, è stata montata oltre ogni misura, non certo da Grillo, ed è veramente incivile il modo con cui si attaccano questi poveri cristi e non si pensa mai che l’interesse, o meglio il grande guadagno che lo Stato italiano ha ogni anno è di 11 miliardi. E sapete da che provengono questi utili? Del fatto che c’è una grande quantità di migranti che lavorano per qualche anno in Italia e che poi l’abbandonano e lasciano quei denari che dovrebbero servire per quando si va in pensione. Questa gente regala soldi allo stato italiano. Questo è qualcosa che pochi sanno ma bisogna dirlo. Spesso anche Grillo si dimentica di situazioni come questa.
Torniamo al libro di Franca. Quei 19 mesi passati in Senato per Franca furono, pur nella difficoltà, una occasione, però, per fare battaglie importanti. Ricordiamo quella sui militari morti a causa dell’utilizzo dell’Uranio “impoverito”. Battaglia coraggiosa che ha squartato l’opacità su questo tema. Insomma a volte, se si è caparbi, si possono vincere battaglie importanti. Mi sembra un messaggio positivo: a volte, non sempre purtroppo, è avvenuto nella storia: il piccolo Davide vince contro Golia. Qual’ è la “fionda”, oggi, che consente di far vincere la politica buona?

Prima di tutto bisogna insistere, non bisogna avere il solito atteggiamento: chi me lo fa fare. Franca ha insegnato che chi continua, lotta, vince. Infatti il governo italiano oggi è stato obbligato da una sentenza a pagare una multa altissima alle famiglie di tutte le vittime dell’uranio impoverito. Sono stati uccisi dall’imbecillità dei dirigenti che continuavano a dire che morivano non per colpa dell’uranio ma a causa di vaccini infetti e di altre amene ragioni paradossali.


Dario Fo: “Beppe ha sbagliato e credo l’abbia capito” (La Stampa 12/10/2013)

  Intervista di Jacopo Iacoboni
 
«Ci sono rimasto male. Poi lui ha capito di aver esagerato»
Dario Fo ha appena finito un’interminabile riunione nella sua bella casa milanese, sua e di Franca, nella quale come sempre s’è appassionato. A 87 anni il premio Nobel è ancora un vulcano di progetti, ora sta portando in tour in Italia il libro della Rame per Chiarelettere, In fuga dal Senato. Ha accettato di parlare della sconfessione di Grillo dei suoi parlamentari sull’abolizione del reato di clandestinità.
Le sue idee sono nette. «Lo dice a me? Tutti quelli di sinistra ci sono rimasti malissimo leggendo quel post», spiega subito, usando per sé, classicamente, non alla maniera del Movimento cinque stelle, l’etichetta “di sinistra”.
Secondo lei come mai Grillo ha deciso di andarci giù così duro?
«Beppe ha sbagliato e, credo, ha anche capito, ieri sera tardi (nella notte di giovedì), di aver esagerato. Da quello che so se n’è reso conto, e c’è chi gliel’ha detto in modo franco».
Lei sull’immigrazione anche di recente ha sostenuto, e fatto, cose che vanno in direzione opposta rispetto a quel post.
«Ma naturalmente! Le ho dette e le ripeto. In un’occasione - nel libro che abbiamo fatto assieme con lui e Casaleggio - le ho anche scritte, per la verità. Nel libro mi sono scagliato duramente verso tutti e due per il fatto di non aver considerato - tutti e due (lo ripete, nda.) -, tra le altre cose, il grandissimo utile che viene all’Italia dall’arrivo di questi profughi. Non è solo una questione etica, ho detto. È un’opportunità per noi italiani».
In che senso?
«Parlando con loro - ci sentiamo spesso, quasi quotidianamente e facciamo anche diverse iniziative insieme - credo di aver alzato la voce quando sostenevo questo: ricordatevi che ogni anno, se non ricordo male, lo stato italiano incassa una cifra di undici miliardi di contributi versati da questi lavoratori. E pensate, gli ho detto, molti di loro, nonostante i denari che hanno versato, preferiscono poi andarsene lo stesso in Germania, o in Inghilterra, perché l’Italia è un posto rovinato».
E loro? Non li ha convinti, si direbbe.
«Io sono sempre stato chiaro, non li ho mai adulati, sulle cose su cui non eravamo in accordo. Devo dire che entrambi, essendo intelligenti, alla fine hanno sempre capito e rispettato, e a volte sono anche venuti sulle mie posizioni. Tra parentesi, mi è capitato di fare spesso iniziative nel volontariato sia con Beppe sia con Casaleggio. L’ultima è che siamo andati in due associazioni che fanno assistenza ai ciechi, una a Milano e una a Genova. Questo è lo spirito del nostro lavoro».
Grillo secondo lei ha inteso queste sue osservazioni? Non sono critiche che provengono da un uomo ostile.
«Io dico di sì, secondo me ha capito di aver esagerato. Ma l’altra parte del lavoro che voglio fare è aiutarle poi in concreto, queste persone. Le posso raccontare una storia?».
Quale?
«Per tutta la giornata di ieri (giovedì) io e mio figlio Jacopo siamo stati al telefono con Lampedusa, col sindaco e la questura, volevamo far arrivare lì delle tende autoriscaldate per aiutare chi sbarca. E sa cos’è successo? La sindaca ci ha detto “non possiamo accettarle perché gestisce tutto la questura”. C’è un protocollo e una burocrazia che stanno fermando tantissimi aiuti! È folle. Il nostro Paese è ridotto a questo. L’impiegata quando mi sono arrabbiato mi ha detto “ma sa, siamo in Italia...”. Che vuol dire, siamo in Italia? “Tu, sei in Italia!”, le ho strillato al telefono. Ovviamente non è colpa sua, ma che ragionamento è?».
C’è un problema nelle teste, prima ancora che nelle leggi e nella politica.
«Sì. E cambiarle riguarda tutti, la cultura, i libri, i giornali. Abbiamo un sistema di media che lavora, spesso, non sempre, a disinformare, all’imbesuimento collettivo, al conformismo, a togliere la facoltà di giudizio alla gente. È rimasto lo stesso di quando Franca e io fummo cacciati dalla Rai perché lei in uno sketch famoso nominava ripetutamente la parola mafia. O perché parlavamo di morti sul lavoro».
Un tempo ci piaceva raccontarci come italiani brava gente, ora i dati dicono che l’80 per cento degli italiani vuole più controlli, non meno, sui clandestini che sbarcano. Che è successo, la mutazione di Pasolini s’è compiuta fino in fondo anche su questo?
«E’ un processo, non eravamo così, nel dopoguerra; lo siamo diventati. La prima responsabilità per me è il disastro culturale, i soldi tagliati alle scuole, ai teatri; poi l’impossibilità di far conoscere, di informare le persone».
Grillo però, anche in un movimento che nasce sull’idea di democrazia diretta, ha una responsabilità; può orientare, non solo assecondare tutto questo.
«Io gliel’ho detto, e ripeto, credo che abbia capito».
 
ARTICOLO ORIGINALE:  lastampa.it