Rassegna stampa

Dario Fo visita le carceri di Marassi (Genova)

 

 

Genova - Il “giullare” più famoso d’Italia, premio Nobel per la letteratura nel 1997, arriva dove una risata può fare la differenza, anche tra la vita e la morte. Una visita nel carcere genovese di Marassi per Dario Fo, sul cantiere dove sorgerà il Teatro dell’Arca, l’unico in Italia ad essere edificato nell’intercinta carceraria utilizzando un’area in disuso.

Costruito in buona parte dai detenuti, il Teatro dell’Arca sarà una sala polifunzionale con una capienza di circa 200 posti, dotata di tutte le attrezzature necessarie per la rappresentazione di spettacoli e l’organizzazione di mostre, convegni e conferenze aperte anche al pubblico esterno.

Fo è stato ricevuto dalla direzione dell’istituto, dai detenuti e dalla compagnia teatrale “Scatenati”, prima di rivolgere il suo saluto alla popolazione carceraria. “Il sovraffollamento di Marassi è un disastro – ha detto Fo ai cronisti -. Ed è terribile che questa situazione diventi un metodo ricattatorio che usano i politici nei confronti della categoria dei carcerati. E’ una delle 50 piaghe d’Italia. Gli spazi per rimediare ci sono: ad esempio caserme dismesse o edifici abbandonati. Spesso ci vorrebbe molto poco per trasformarle in luoghi dignitosi, in altri Paesi ci sono strutture costruite da e per i detenuti dove questi lavorano e possono anche guadagnare e accumulare denaro per quando usciranno. Qui si lasciano inattivi invece di renderli utili per la società e per loro stessi. Ma – è il duro attacco alla classe politica – avere un’idea per uno che fa la politica è difficile: hanno avuto una sola idea, darsi alla politica. Ha funzionato e basta”.

La frecciata per i politici arriva anche sul caso “spese pazze” che ha coinvolto la Regione Liguria: “Sono cose indegne. Io faccio teatro e posso vantarmi di non aver avuto sovvenzioni statali. Abbiamo recitato per 70 anni sempre mettendoci soldi frutto del nostro lavoro”.

La mente, parlando di carceri, non può che soffermarsi sull’attualità: il caso Ligresti, con il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri finita nel mirino per aver, secondo le accuse piovute da più parti, favorito la scarcerazione di Giulia. “Siamo di fronte ad una vergognosa ipocrisia. Abbiamo una donna che approfittava della questione umanitaria per ottenere rapporti di vantaggio per la sua famiglia. E i 3 milioni di euro ricevuti da un parente, come li spiega?”.

Una valutazione diversa da quella del direttore del carcere Salvatore Mazzeo: “Se un ministro chiama nell’interesse della giustizia perché vuole tutelare i diritti di un detenuto penso sia nelle sue competenze. Una volta un detenuto di Marassi scrisse al ministro Severino e lei mi comunicò che voleva notizie sulle condizioni di quella persona. Non vedo niente di anormale: questa volta si trattava di un detenuto eccellente, ma secondo me siamo di fronte ad una mera coincidenza”.

 

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Articolo della Redazione di genova24.it

 


«Complotto Vaticano» Parola di Dario Fo...

 
   Articolo di Toni Jop del 2/11/2013
 
Il premio Nobel torna sulla «censura vaticana» a Franca Rame. «Il no dell’Auditorium non colpisce me o Franca, ma Papa Francesco. Ecco perché...».
 
Ecco Dario spumeggiante come ai vecchi tempi. Lo hanno «messo in mezzo», lo hanno chiuso all’angolo, ancora; pareva impossibile che accadesse e invece di nuovo censura. Il Paese sa che il teatro dell’Auditorium in via della Conciliazione ha ritenuto di non accettare nel suo cartellone la messa in scena tratta dal libro di Franca Rame sulla sua soffertissima esperienza parlamentare.
E che male c’è? Ciascuno è libero di scegliere come accroccare il proprio carnet, solo che i particolari della vicenda fanno di questo contrattempo decisamente livido una pochade semiseria ricca di sfumature. Il primo aspetto interessante sta nel fatto che chi ha detto di no ad un premio Nobel (che quando le cose gli vanno male riempie le platee e qualcuno resta pure fuori con tutta la buona volontà dell’organizzazione) è un’anima vaticana. Sta lì, Oltretevere, il potere sulla sala e sul cartellone.
Quindi, a rigor di storia, chi in teoria avrebbe detto «no» a Dario è Santa Madre Chiesa: e scusate se è poco. Secondo: Dario è (e qui andiamo d’accordo) uno dei più sfegatati fan di Papa Francesco, il titolare numero uno del Vaticano. Terzo: la stessa sala che lo ha respinto ora, un anno fa ha volentieri messo in cartellone quella meraviglia stagionatissima di Mistero Buffo che ha fatto scoppiare i botteghini. Quarto: Dario è un mattacchione impenitente, non sta mai fermo, non sa cosa sia la rassegnazione e trova sempre una via d’uscita, vitale, irridente, scrosciante.
Eccovelo, fresco fresco, che pare un ragazzino senza freni e senza malinconie, con una teoria tra le mani, un movente, un colpevole, una trama che spedisce Dan Brown a fare il contadino. (Dario è nello studio, sta dipingendo, poi spieghiamo).
Lo vedi? Sei di nuovo all’indice. Mi giro dall’altra parte e me ne combini una che peggio non si può. Cos’hai fatto per meritarti il cartellino rosso dal Vaticano?
«Io lo so, lo so. Qui c’è una questione di geometria del potere che salta clamorosamente; io, in questa trama, sono solo il pretesto, un banale catalizzatore...».
Ci salvi il cielo, quando dici così stai per sparare, Django Fo...
«Dunque, ascolta: quel testo di Franca non poteva rappresentare un problema per nessuno, se non per le istituzioni che stanno sputando sangue per conservare un briciolo di dignità e di autorevolezza. La Chiesa c’entra niente, Dio nemmeno: solo questione di uomini e donne e dei loro edifici di civiltà. Paura di che? Di me, forse, che ho raccontato Cristo con la dolcezza innamorata di un vangelo laico proprio in Mistero Buffo? No, caro. Non regge, c’è sotto qualcosa..».
Fermati: a quanto pare, il Vaticano ha detto di non aver saputo nulla di questa storia, evidentemente smaltita - secondo questa visione - da un gestore non porporato che le sue vibrazioni se le sarebbe tenute per sé...
«Forse sì e forse no. Ma il risultato non cambia: eccomi fuori con piena soddisfazione porporata, come vedi. Sono i fatti che contano. E i conti, nel mio bilancio, tornano...».
Va bene, allora illumina l’oscurità dei nostri sguardi...
«Il centro è il Papa. Papa Francesco. Un grandissimo uomo, una risorsa meravigliosa, una intelligenza vivida, un coraggio da leone e non so che altro aggiungere a quel che ho detto, non da solo, di lui e del ruolo che sta svolgendo nel mondo e anche dentro il Vaticano. È lui il bersaglio, ecco, di questa storia...»
Audace, ma torna ai fatti...
«Giusto, i fatti. Cosa produce questa piccola ma fastidiosa crisi agli interpreti della vicenda? Vuoi sapere cosa accade a me, cosa mi viene meno? Nulla, tranne la sgradevolezza di una censura abbastanza stupida e difficilmente giustificabile anche nell’ottica di una visione vaticana delle cose. Anzi: mi hanno fatto una pubblicità enorme e non pagabile. Tanto che ho pensato di ritirare tutte le manchette previste sui giornali, a che mi servono? Ora questo lavoro di Franca e mio veleggia da solo, grazie a questo “no”. Appena ricevuto lo sfratto, mi ha telefonato il direttore del teatro Sistina di Roma e mi ha offerto la sala per il giorno dopo quello previsto per il debutto. E altri dieci teatri, uno dietro l’altro, si sono fatti avanti. Ho ricevuto proprio un gran regalo, non so come sdebitarmi. Io sono a posto, allora, vero? Ma per la prima volta da quando Francesco si è seduto sul seggio papale, ecco una notizia che vela, o pretende di farlo, il clima di umanissima, rivoluzionaria comprensione che proprio Francesco ha irradiato sulla Chiesa. Vero o falso?».
Vuoi dire che hanno colpito te per colpire Papa Francesco?
«Nessun altro quadro mi garantisce che tutte le tessere del modesto mosaico vadano al loro posto, in pace, senza incongruenze. Francesco è l’uomo che sta mettendo sotto-sopra i vecchi ordini del Vaticano, i suoi comportamenti, la sua linea strategica, i suoi valori testimoniati nel rito e nella quotidianità. Te l’ho detto: questo è l’uomo per il quale il denaro è lo sterco del diavolo, il capitalismo irresponsabile è un male; sostiene che gli uomini della Chiesa non sono santi, che non rappresentano Dio, ha fatto saltare il banco dello Ior. Questo papa sta mettendo alla gogna una storia quasi fondativa del potere temporale e persino morale della Chiesa, sta attaccando e demolendo centri di potere visibili e non visibili, come si fa a non riconoscere in tutto ciò una potente rivoluzione?».
Ok, hai messo a fuoco il bersaglio, ma stai disegnando uno scenario grandioso, qualcuno sosterrà che ti piacciono i fondali gotici...
«Che dicano: il ruolo di Papa Francesco è grandioso. E il Vaticano raramente si è distinto per gentilezza d’animo, di propositi e soluzioni. Vedi quel che è accaduto a Papa Luciani, Giovanni Paolo primo. Anche lui aveva iniziato a mettere in discussione alcuni capisaldi di un potere millenario e gli è andata male, molto male: c’è qualcuno che in cuor suo non abbia pensato “ecco, lo hanno ammazzato” quando fu trovato senza vita dopo una tisana serale? Questo Papa è andato a Lampedusa e di quella vergogna in cui hanno smistato i residui umani di una immensa strage ha detto cose che nemmeno la politica più attenta e radicale ha mai avuto il coraggio di dire. Avrà nemici in Vaticano, oppure son tutti contenti e gli vanno appresso senza fiatare, senza resistere, senza mettergli i bastoni tra le ruote mentre lui gli porta via le auto di lusso, i ristoranti, le collane d’oro, le parole infingarde, un’aura di santità fatta col neon?».
Accidenti, dovevi fare il commissario. Quindi, sei capitato nel bel mezzo di un complotto internazionale?
« Senza merito, ma sì, è così, penso così. Adesso, un bel po’ di gente è autorizzata a ritenere che la magnifica onda di Francesco si sia fermata in quella sala dell’Auditorium dove è rinata la censura più odiosa ai danni di un artista - modestamente io - che si è mosso con largo anticipo proprio lungo la traiettoria critica nei confronti del Vaticano seguita da Papa Francesco; e, di più, spolverando la originale bellezza del messaggio cristiano, la sua carica rivoluzionaria portata avanti coi cannoni dell’amore e della comprensione».
Non siam degni, ma accettiamo. Che stai dipingendo?
«Un grande quadro. È la scena della scuola Diaz di Genova, violentata da decine di poliziotti che irrompono nella notte di anni fa durante il G8 in un grande dormitorio di ragazzi pacifici e democratici presi a calci e pugni mentre dormivano. Oggi sono a Genova per uno spettacolo che racconta proprio questo. Il quadro lo regalo ai “figli” di Don Gallo, loro lo venderanno e a qualcosa servirà il denaro così ricavato».
 
Fonte:  www.unita.it


In fuga dal Senato Dario Fo al Politeama racconta il gran rifiuto di Franca Rame - Repubblica, 30 ottobre 2013

Il titolo italiano dell' autobiografia di Edward W. Said sarebbe l' epitaffio perfetto per un altro scritto, ancora autobiografico, che pur senza affrontare un' intera esistenza racconta due anni di vita politica in quello che assomiglia più all' inferno dantesco che a un' aula parlamentare. Così Sempre nel posto sbagliato dello scrittore palestinese ben si adatta a sintetizzare In fuga dal Senato di Franca Rame (edizioni Chiarelettere), che Dario Fo presenterà al Politeama Genovese giovedì 7 novembre, con l' amichevole complicità di Margherita Rubino. Lo farà, doverosamente, in forma spettacolare: e del resto l' attrice, scomparsa la scorsa primavera, aveva nel libro descritto i 19 mesi di permanenza a Palazzo Madama come si conviene a una teatrante, ovvero tracciando il copione di una tragicommedia all' italiana. Lei (e lui, attenzione però ai luoghi comuni, anche politici e ideologici), un passato ostinatamente non conformista, approda in parlamento con l' Italia dei Valori, scelta coerente per quanti volessero (e potessero) dedicarsi alla cosa pubblica fuori dei partiti, o se si preferisce dai grandi partiti, che allo scopo reclutavano per via intellettuali, artisti, padri della patria e via dicendo presentandoli decentemente come indipendenti. La storia della Repubblica - prima, seconda - annovera in tanta indipendenza figure di rigore morale e alto profilo: anche per questo Franca Rame accetta la candidatura e entra al Senato nel 2006: se ne va, dopo poco più di un anno e mezzo, da quello che definisce "il frigorifero dei sentimenti", luogo in cui le "battaglie per la pace" sono un tappeto di cadaveri, per dirla alla loro maniera. La testimonianza di questo impegno politico (che Rame e Fo in forme, luoghi e mondi diversi hanno comunque per oltre cinquant' anni frequentato, giungendo sino a comparire nella lista nera dei possibili fiancheggiatori di qualsivoglia eversione, negli anni settanta) diviene un recitativo che Dario Fo porta in scena con tre giovani attori, Maria Chiara Di Marco, Roberta De Stefano e Jacopo Zerbo. Assistente alla regia Fabrizio De Giovanni, testo a cura di Francesco Emanuele Benatti, collaborazione di Jessica Borroni, Chiara Porro e Luca Vittorio Toffolon. «Franca - scrive Dario Fo a proposito del libro - , la donna con la quale ho trascorso quasi tutta la mia vita e che da qualche mese mi ha lasciato, ha detto e ripetuto, nei suoi scritti e negli interventi sia in teatro che in dibattiti pubblici, che noi stiamo vivendo in una società il cui programma fondamentale è: disinformare. Cioè attraverso la gran parte degli interventi televisivi, radiofonici, giornalistici, arrivare a ubriacare un pubblico a forza di fandonie e notizie scandalistiche ad effetto per giungere a ipnotizzare la gente dentro una caterva di interventi banali, vuoti di ogni valore culturale e soprattutto manipolati, cioè falsi. Perciò Franca ha voluto lasciare soprattutto ai giovani e in particolare alle donne questo scritto, frutto di un' esperienza che parte dalla sua giovinezza, dalle lotte sociali, gli interventi contro lo sfruttamento del lavoro spesso mafioso, contro le guerre di conquista camuffate da battaglie per la pace ma tempestate di cadaveri... Fino alla sua ultima esperienza, quella in Senato, e alle sue sofferte dimissioni». Politeama Genovese, giovedì 7 novembre ore 20.30, ingresso 10 € e coupon per l' acquisto scontato del libro, in teatro. 


RAI SPORT1: DARIO FO RICORDA BEPPE VIOLA A POMERIGGIO DA CAMPIONI

“Pomeriggio da Campioni”, il nuovo contenitore di RaiSport 1 (canale 57 DTT) in onda alle 16.30 e condotto – questa settimana – da Andrea Fusco e Monica Matano dedicherà martedì 22 ottobre, un’ampia pagina a Beppe Viola, giornalista sportivo ma anche paroliere, umorista ed attore. In collegamento da Milano interverranno il premio Nobel Dario Fo, il giornalista de “La Repubblica” Gianni Mura e l’ex arbitro Paolo Casarin. Alla loro testimonianza si aggiungerà il ricordo della figlia di Viola, Marina, autrice del libro “Mio padre è stato anche Beppe Viola”.

 

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“Il disordine è la polvere del potere”. Intervista a Dario Fo di PierLuigi Mele, RaiNews24, 20 ottobre 2013

 
E’ uscito, postumo per Chiarelettere, un libro di Franca Rame. Dario Fo porterà in scena la sua Franca attraverso le parole e aneddoti di ‘In Fuga dal Senato’, il libro a cui la Rame ha lavorato fino alla fine, e guardando all’attualità. Il libro è già in ristampa a 14 giorni dall’uscita, è il racconto della sua esperienza di senatrice e delle battaglie di una vita. ”Sarà un insieme di monologhi e dialoghi. Recitero’ con tre attori, farò dei commenti e racconterò episodi legati al libro” dice Fo che debutta il 7 novembre a Genova. Sul libro abbiamo intervistato Dario Fo, è stata l’occasione, anche, per riflettere sugli ultimi avvenimenti della politica.

Maestro Fo, a leggere il diario di Franca, “In fuga dal Senato”, sulla sua esperienza, breve ma intensa, da senatrice c’è da rimanere amareggiati sulla qualità umana dell’ambiente. Infatti scrive Franca: “In Senato non c’è traccia di amicizia e si fa fatica a ricevere un saluto”. Insomma un luogo “malato”. Stando così le cose non c’è speranza di “salvezza”?

Ma no! Franca denuncia come un gruppo di persone che si sentono “importanti”, che si danno un certo “tono” e che credono che l’essere importanti sia determinato da quei comportamenti. L’umiltà, invece, è sempre una dote eccezionale posseduta da ogni persona veramente importante e che possiede un senso straordinario dell’umano.
C’è una frase, nel libro di Franca, che mi ha colpito: “Il disordine è la polvere costante distribuita tra gli ingranaggi del potere”. …

Nel libro ci sono un sacco di intuizioni sul piano del comportamento collettivo, dell’atteggiamento della macchina del potere e soprattutto della gestione del potere, attraverso giochi bassi, molte volte presuntuosi e incredibilmente incivili.
Guardiamo ancora alla politica di oggi. Il premier Letta ha affermato, durante una intervista televisiva, “Un ventennio è finito”. Si riferiva a Berlusconi, e al berlusconismo. Per lei, invece, come stanno le cose?

Io ho scritto pochi giorni fa un articolo, sul Fatto Quotidiano, dove cercavo, con un gioco dell’assurdo, di dipingere il Cavaliere come un “Re Vichingo”. Che qui voglio riprendere, una parte, per darle il senso della metafora che ho usato per descrivere la situazione del berlusconismo. Come si sa i satrapi dei popoli del Nord al momento della fine si portavano con sé tutti i familiari e i sodali più stretti. Infatti Berlusconi è circondato da frotte di fanatici, individui che campano e stanno in vita solo grazie a lui. Egli li ha scelti, donne e uomini, spesso grazie alla loro straordinaria piaggeria, dando loro amore, stipendio, regalie e titoli. Gente che ieri era nessuno e oggi, grazie alla generosità del capo vichingo, o se preferite del satrapo, è tutto. Per lui, per salvarlo dalle grinfie di giudici famelici estremisti di sinistra, hanno giurato il falso. Si sono travestiti da allocchi pur di favorirlo. E per salvarlo sono giunti oggi a formare un governo abbracciando gli ex-comunisti, e a gestire l’esecutivo accettando compromessi che lo stesso Berlusconi dichiara inaccettabili. Tutto purché il loro padrone sia graziato. Ora, cosa può succedere a quei fedeli adulatori se all’istante il loro Salvatore decide o è costretto ad abbandonare e a sparire dalla vita politica e quindi dalla ribalta della storia? Chi si salva fra di loro? All’improvviso ecco che tutti, o quasi tutti quei senatori, deputati, sindaci, consiglieri, governatori, tutti coloro che grazie a lui hanno fatto collezione di cariche, di stipendi da nababbo, di macchine blu e di pensioni straordinarie, si ritrovano sotto il classico ponte dei barboni. Perdono tutto, sono ridotti al nulla. Ma ecco che il Cavaliere ha una idea geniale: Berlusconi ha fatto costruire, da anni ormai, un mausoleo nel quale farsi inumare al momento della sua fine. È un sacello monumentale in cui sono previsti un numero elevato di loculi dentro i quali possano trovare posto le salme di gran parte dei suoi seguaci che, morto lui, saranno disposti a tenergli compagnia nell’aldilà. Anzi, da una recente inchiesta si è scoperto che in questi ultimi anni Silvio l’Eterno ha allargato enormemente il numero di posti-tomba. E soprattutto si è venuti a conoscenza del fatto che nella parte centrale del mausoleo, quella sotterranea, è sistemato un enorme generatore di corrente elettrica. A che serve? Basta consultare un testo che Giuseppina Manin ha scritto a quattro mani con me, Il paese dei misteri buffi. Eccovi la parte che ci interessa: “Un motore diesel Ruggerini situato nel grande bunker sotterraneo con serbatoio di trenta litri di carburante assicura energia anche in mancanza di rete elettrica. Il tecnico che l’ha installato ci ha confidato: ‘Non ho capito perché lo volessero così potente. Una cosa spropositata senza senso. A meno che lui non voglia farsi ibernare’. Ibernare. Ecco qua la geniale soluzione del problema! Difatti, in tutta segretezza, nell’ultimo mese della costruzione, il Cavaliere ha fatto installare nel sotterraneo, nell’atrio del bunker, in un’ampia stanza, un vero e proprio complesso di alta tecnologia, attraverso il quale si può arrivare a ibernare esseri umani ancora vivi”. Meraviglioso! Esseri umani ancora vivi! Tutti uniti, tutti insieme come nella grande barca dei pirati del nord.
Uno scenario da incubo…Parliamo del PD. Adesso questo partito farà il Congresso. C’è qualcuno che le piace tra i leader del PD?

Non parlerei di personaggi, ma piuttosto di progetti che mi davano speranza, ma poi tutto è stato, come al solito, sotterrato. Ho visto i responsabili scantonare, cancellare la propria memoria, questo partito ha tradito una storia (quella del Pci). Si sono fidanzati con Berlusconi e adesso ci vanno a letto insieme.
Matteo Renzi le piace?

Matteo Renzi non mi piace, questo gruppo di nuovi politici è un ritrovamento straordinario fra cattolici apostolici romani. Dicevamo, una volta, non moriremo democristiani, qui puntiamo a vivere da democristiani.
Veniamo al Movimento 5 Stelle: non le sembra che stia rischiando, sempre di più, di essere una occasione perduta? 

Quello che mi spaventa è insistere su menzogne, smentite dopo poco dalla stampa, sul fatto delle loro risse. Quello che sta succedendo è una routine per un partito normale. È sicuro, siccome questo partito fa paura, che un singolo momento anche di dibattito, che dovrebbe essere simbolo di vitalità e di diversità, inquieti gli osservatori. Certo, nel folto gruppo di questi giovani politici ci sono delle personalità che cercano di esprimere se stesse, spesso creando dibattito anche feroce con i due fondatori del movimento. Ma questa contrapposizione viene vista come mancanza di democrazia, addirittura come fascismo, è lì che non si capisce il nesso.
Lei e Franca vi siete sempre battuti per gli ultimi. Sono note le vostre posizioni sugli immigrati. Ha parlato con Grillo dopo che si è espresso contro l’abolizione del reato di clandestinità?

La clandestinità, così come viene percepita, cercando di creare la paura, il terrore, “arrivano i barbari, ci portano via tutto, ci portano via il lavoro”, è stata montata oltre ogni misura, non certo da Grillo, ed è veramente incivile il modo con cui si attaccano questi poveri cristi e non si pensa mai che l’interesse, o meglio il grande guadagno che lo Stato italiano ha ogni anno è di 11 miliardi. E sapete da che provengono questi utili? Del fatto che c’è una grande quantità di migranti che lavorano per qualche anno in Italia e che poi l’abbandonano e lasciano quei denari che dovrebbero servire per quando si va in pensione. Questa gente regala soldi allo stato italiano. Questo è qualcosa che pochi sanno ma bisogna dirlo. Spesso anche Grillo si dimentica di situazioni come questa.
Torniamo al libro di Franca. Quei 19 mesi passati in Senato per Franca furono, pur nella difficoltà, una occasione, però, per fare battaglie importanti. Ricordiamo quella sui militari morti a causa dell’utilizzo dell’Uranio “impoverito”. Battaglia coraggiosa che ha squartato l’opacità su questo tema. Insomma a volte, se si è caparbi, si possono vincere battaglie importanti. Mi sembra un messaggio positivo: a volte, non sempre purtroppo, è avvenuto nella storia: il piccolo Davide vince contro Golia. Qual’ è la “fionda”, oggi, che consente di far vincere la politica buona?

Prima di tutto bisogna insistere, non bisogna avere il solito atteggiamento: chi me lo fa fare. Franca ha insegnato che chi continua, lotta, vince. Infatti il governo italiano oggi è stato obbligato da una sentenza a pagare una multa altissima alle famiglie di tutte le vittime dell’uranio impoverito. Sono stati uccisi dall’imbecillità dei dirigenti che continuavano a dire che morivano non per colpa dell’uranio ma a causa di vaccini infetti e di altre amene ragioni paradossali.