Presentate a San Marino la seconda e la terza sezione della triplice mostra del premio Nobel

dario fo a san marino

SAN MARINO Didattica prima di tutto.
Dario Fo con la sua mostra scende tra il popolo per spiegare, informare, senza nessuna moina da primo della classe. Così, fedele a se stesso, ieri Fo ha inaugurato la seconda e la terza parte della sua mostra sammarinese di cui aveva già inaugurato la prima, a palazzo Sums, la scorsa settimana. Tra il teatro Titano e la pinacoteca San Francesco il premio Nobel espone una serie di nuove opere. Dipinti ispirati a Leonardo e Michelangelo sono al teatro, mentre in pinacoteca la pittura richiama il santo di Assisi “che non amava essere chiamato santo”, come ha detto lo stesso Fo. L’intenzione dell’autore, lo sa fin troppo bene, non è quella di mostrare quanto sia bravo e colto ma è quella di dire ai giovani che “la scuola dovrebbe insegnare che l’arte nasce dal basso, per far capire meglio tutto quello che viene detto nell’arte”. E aggiunge: “Bisogna conoscere, sapere cosa c’è dietro ogni singola opera e il suo autore e capirne i reali significati. La mia vuole essere una mostra didattica”. E l’idea, senza girarci allargo, è proprio quella di insegnare qualcosa, d’informare tutti indistintamente sulla grande arte. A partire da Leonardo da Vinci di cui il genio Fo ha replicato un’opera di piccole dimensioni che descrive con ironia la situazione politica del ‘500. Si tratta, in sostanza, di un’allegoria dei grandi attori politici contemporanei all’artista, che vede la Francia trasformata in un bel giovane, la chiesa “che allora aveva eserciti e banche”, in una donna dalla doppia faccia. Una è affascinante, l’altra invece è il volto di un vecchio dal cui corpo spuntano serpenti.

Poi c’è la rappresentazione della donna che stringe un pollo che sta sgozzando e le cui carni sono bramate da vicini cani randagi. Fo spiega: “Quel pollo è l’Italia che tutti volevano saccheggiare, mentre i cani randagi sono Germania, Austria, Spagna”.
 

fonte: nqnews.it